PER UNA CULTURA EUROPEISTA
di Filippo Lucci

Il progetto sui quattro artisti italiani, Gennaro Della Monica, Carlo d’Aloisio da Vasto, Licia Galizia e Michelangelo Lupone, tra il XIX secolo e il III° millennio, ha inteso proporre modi differenti di raccogliere il portato della realtà circostante. Nasce da qui l’idea che sottolineare il senso e la valenza dei molteplici paesaggi culturali, in margine a storia, ambiente, economie, interrelazioni, collegamenti, siano un’occasione feconda di confronto fra comunità di diversi paesi, di differenti nazioni, di continenti lontani.

E questo non tanto e non solo perché è importante il confronto fra le diversità espressive, di tradizione, ambientali. Piuttosto per sottolineare quanto il singolo individuo tragga dal proprio paesaggio culturale durante tutta la vita trascorsa a contatto con la sua terra d’origine e, nel confronto tra diversi paesaggi culturali, come sia più semplice costruire una piattaforma comune di idee che siano il corretto portato dell’Europa. Un agglomerato di nazioni che hanno la necessità di mettere in relazione storie, culture, tradizioni, con l’obiettivo che tanta vigoria culturale inneschi un fecondo processo di integrazione. Dal che parrebbe semplice generare la crescita di una cultura rinnovata che, nella realtà dell’oggi, trovi quanto ci sia di comune nelle varie nazioni e quanto di diverso ne esalti e ne suggelli il patto di collaborazione.

D’altronde l’Europa ha innanzitutto bisogno di integrarsi culturalmente, mixando l’apporto dei molteplici paesaggi culturali e, forte di tutto questo, di esportare il proprio modello culturale, frutto di un laborioso confronto tra differenti comunità. Un recupero del passato in funzione di un futuro che è alle porte e non ci consente nessuna visione nostalgica o suprematista. Se non l’impegno a traghettare, verso altri continenti, valori universali di solidarietà, pace, integrazione.

Fugit irreparabile tempus e porta con sé le “visioni” di un mondo in continua evoluzione scientifica e tecnologica ma rimane pur sempre ancorata alle note ammaliatrici di emozioni improvvise; immagini inquietanti o accattivanti; vedute ricercate nel ricordo; memorie insondate e spesso insondabili; tradizioni in parte dimenticate ma cariche dell’energia creativa popolare tipica di tutte le comunità.

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