Artista
Carlo d'Aloisio
da Vasto
Vasto, 13 aprile 1892-Roma, 21 novembre 1971
L’artista vive nella città di origine con l’insofferenza giovanile di chi si sente confinato in spazi angusti, sino a quando si trasferisce a Roma, dove trascorre l’intera sua esistenza accanto alla moglie, Elisabetta de’ Conti Mayo che sposa nel 1927. Della sua terra conserverà una memoria indelebile dedicandole, nel ricordo, pensieri “d’amorosi sensi”.
Considerato uno dei protagonisti della “Scuola Romana”; è fondatore e direttore, negli anni 1930-33, della rivista “Almanacco degli artisti – Il vero Giotto” che ripropone il dibattito letterario e artistico sui temi della tradizione italica e delle avanguardie, con i contributi dei più illustri intellettuali del tempo. Nel 1930 viene incaricato dell’allestimento del Museo di Roma, di cui diventa anche curatore e, più tardi, nominato Direttore della Galleria Comunale di Arte Moderna. Nel’50 come Ispettore alle Antichità e alle Belle Arti di Roma propone il trasferimento del Museo di Roma e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Palazzo Braschi. Nella sua lunga carriera organizza mostre personali a Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova, Livorno, Alessandria, new York, Washington, Los Angeles, Losanna, Varsavia, Buenos Aires, Santiago del Cile. Le sue opere si conservano nelle più importanti istituzioni museali del mondo e in pregevoli collezioni private. Amico dei più importanti artisti del ‘900 italiano, Carlo Carrà lo definisce “..un artista ...attuale e moderno con sensibilità e intelligenza”.
Nelle sue opere c'è tutto il suo habitat mentale, che ricostruisce paesaggi di rimembranza, sogno, tensione emotiva, approcciando quelle "visioni" con l'abilità di un regista che tralascia l'immagine nel suo complesso per coglierne solo piccoli segni di un narrato balbuziente sfocato come in alcuni sogni all'albeggiar del giorno.
In ogni dipinto affluiscono segni connotanti di un territorio con le sue tradizioni, le sue luci e le sue ombre, le sue miserie e le sue aspirazioni nelle quali l'intera comunità si riconosce e, all'ombra delle quali, ognuno è in grado di ritrovare la propria identità.